Per farla breve è toccata alla Campania, e siccome ci sembrava troppo scontato preparare la solita pizza o la pasta "ca pummarola in coppa" abbiamo cercato, sia sul web che sul sempreverde cartaceo, nuove ricette.
Sabato sembrava dovessimo partecipare ad una caccia al tesoro, contrariamente a come pensavamo non è stato facile reperire ricette tradizionali di stagione e vegetariane.
Ma alla fine grazie alla tenacia di Edo e alla sua pazienza siamo riusciti a scovare le ricette sia per il pranzo che per la cena, stavolta la colazione è saltata o per meglio dire rimandata.
La giornata è cominciata su gentile richiesta di Agnese, ha messo il libro tra le mani del papà, con la lettura della "Livella" di Totò, dopodichè tutti al lavoro !
Ecco il nostro menu del pranzo :
Sartù di riso
involtini di verza
Insalata mista verde
Con qualche piccola variazione... |
La prima comparsa del riso sulle tavole dei napoletani,
avvenne nel XIV secolo, in seguito agli scambi commerciali con la Spagna, nazione
di provenienza della dinastia degli Aragonesi, gli allora signori del regno di
Napoli. All’inizio però, questo cereale non riscosse grande successo poiché,
fino ad allora, era considerato un rimedio medico per la cura di malattie
gastriche o intestinali tanto da essere chiamato “sciacquapanza” e
“sciacquabudella”. Solo a partire dal ‘700 il riso iniziò ad essere apprezzato.
Infatti, quando a Napoli governavano i Borboni delle Due Sicilie, ramo della
dinastia d’Oltrealpe, vennero chiamati a lavorare nelle cucine di corte e di
molte famiglie aristocratiche napoletane, alcuni cuochi francesi, nominati
Monsù (dal francese Monsieur) che molto apprezzavano il riso e che cercarono di
nobilitarlo nella presentazione e nel gusto per i palati dei loro padroni. Così
il riso, fino ad allora preparato bollito e in bianco, venne servito con la
salsa “pommarola” e in seguito come timballo ripieno di melanzane fritte,
polpettine e piselli, la cui copertura di riso, celava il goloso ripieno. E’
proprio da questa ricetta e dal termine francese “sur-tout” cioè “sta sopra a
tutto” che deriva il nome napoletano di questo piatto chiamato sartù. Con il
tempo poi dalla tavola dei ricchi via via passò anche a quella dei poveri,
soprattutto nei giorni di gran festa.
Questa volta in cucina mancava Ciccio, che si è occupato della veranda, ma in compenso è tornato Edo libero dai compiti per questo fine settimana Edo oltre a sfogliare riviste, quasi d'epoca,
Per la cena :
Pizza alla Sodano
insalata di rinforzo e
friaerelli
Sembra che a loro la geografia interessi molto :)
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